Internet 2004Calvo, Ciotti, Roncaglia, Zela
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Libri, riviste, giornali elettronici: editoria in rete

L'esperienza delle biblioteche digitali, su cui ci siamo soffermati nel capitolo precedente, costituisce un aspetto importante, ma non esclusivo, di un più vasto fenomeno: quello della editoria elettronica in rete.

Infatti, se le biblioteche digitali hanno lo scopo di trasportare il patrimonio testuale del passato nel nuovo medium telematico, si vanno moltiplicando anche gli esempi di pubblicazioni di libri, periodici e quotidiani che trovano in Internet il loro canale di distribuzione.

Il mondo dell'editoria elettronica on-line è molto complesso e articolato, e necessiterebbe di una trattazione approfondita a sé stante. Già la semplice definizione di cosa sia una pubblicazione on-line propriamente detta si presenta assai meno semplice di quanto non possa apparire a prima vista. Da un certo punto di vista qualsiasi sito Web può essere considerato come un prodotto editoriale (a dimostrazione di ciò ricordiamo che la legislazione italiana equipara formalmente un sito Web a una pubblicazione). Ma una simile generalizzazione, se da un parte coglie un aspetto interessante del modo in cui Internet modifica i meccanismi di formazione e di diffusione delle conoscenze e dell'informazione65, democratizzandone il carattere, dall'altra ostacola una opportuna descrizione tassonomica dei nuovi fenomeni comunicativi. Ai fini della nostra trattazione, dunque, restringeremo il concetto di 'pubblicazione on-line' a quei prodotti editoriali elettronici che rientrano propriamente nella categoria degli e-book e a tutti quei siti che sono formalmente e sostanzialmente equiparabili a testate giornalistiche di natura periodica.

Ci rendiamo conto che questa categorizzazione da un lato è parziale e dall'altro sovradetermina la complessità dei fenomeni editoriali presenti su Internet. Ma ai fini di una breve trattazione descrittiva non potevamo fare a meno di ritagliare una porzione della complessità, e di imporvi un ordine, per quanto contestabile. Nelle pagine che seguono ci soffermeremo, senza pretendere di essere esaustivi, proprio su questo tipo di editoria on-line.

Il mondo degli e-book

Malgrado la quantità di pubblicazioni digitali (sia on-line sia off-line) sia andata crescendo a ritmi assai sostenuti negli ultimi anni, esse non hanno mai rappresentato una vera e propria alternativa al libro cartaceo. Sia i prodotti editoriali su CD-Rom66, sia le numerose risorse Internet che complessivamente rientrano nella definizione di biblioteca digitale, sono stati considerati e usati come opere di riferimento, o strumenti didattici e scientifici. L'attività della lettura, in gran parte delle sue forme e manifestazioni, è invece rimasta legata al rapporto con il tradizionale libro cartaceo, la cui struttura perdura a grandi linee intatta da quasi due millenni. L'introduzione degli e-book, una delle più recenti novità nel panorama dei nuovi media, ha rappresentato il primo vero tentativo, sia dal punto di vista tecnologico sia da quello commerciale, di mettere in discussione se non la permanenza, almeno la centralità del libro cartaceo anche come supporto della lettura.

Sebbene l'enfasi sul fenomeno e-book, dopo un primo momento di entusiasmo, sia decisamente diminuita, si tratta senza dubbio di un tema degno di interesse.

In primo luogo, cosa si intende esattamente con 'e-book'? Il tentativo di definizione probabilmente più rigoroso è quello fornito dal documento A Framework for the Epublishing Ecology, redatto dall'Open eBook Forum (un consorzio che riunisce importanti aziende informatiche ed editoriali - tra cui Microsoft, Adobe, Gemstar, Random House, Time-Warner, McGraw-Hill -, centri di ricerca e singoli esperti, allo scopo di definire degli standard tecnologici per il settore e-book)67. In tale documento, l'e-book (contrazione di electronic book) è definito come "un'opera letteraria sotto forma di oggetto digitale, costituito da uno o più identificatori standard, un insieme di metadati e un blocco di contenuto monografico, realizzata per essere pubblicata e consultata mediante dispositivi elettronici"68.

In realtà nella vasta pubblicistica dedicata ai libri elettronici l'uso della terminologia non è sempre rigoroso. In particolare il termine e-book viene comunemente impiegato per indicare sia una pubblicazione su supporto digitale (di qualsiasi genere), sia gli strumenti con cui vi si accede (specialmente in riferimento a quelle tecnologie hardware che sono state specificamente sviluppate a questo fine). Per evitare questa ambivalenza - che caratterizza anche il termine libro69 - useremo l'espressione 'dispositivo di lettura' al fine di indicare gli strumenti hardware e software che consentono a un utente di avere accesso a un'opera letteraria in formato elettronico.

Le origini del fenomeno e-book

Come abbiamo rilevato, la disponibilità di opere letterarie su supporto digitale non è certamente una novità nel mondo dei nuovi media. Le origini del Project Gutenberg, il più noto archivio testuale presente su Internet, risalgono al 1971. Mentre per quanto riguarda l'editoria elettronica commerciale le prime pubblicazioni su supporto elettronico (floppy disk o CD-Rom) si collocano intorno alla metà degli anni '80, in coincidenza con l'esplosione dell'interesse teorico e pratico intorno agli ipertesti digitali.

Nonostante questa 'tradizione' relativamente lunga (se misurata secondo i ritmi evolutivi che caratterizzano le nuove tecnologie), le pubblicazioni su supporto digitale non hanno mai rappresentato un'alternativa vera e propria a quelle su supporto cartaceo, se non in ambiti molto ristretti (ad esempio nella manualista tecnica specializzata, o nei repertori legali). Insomma, sebbene si possano trovare numerose edizioni della Divina Commedia su Internet o su CD-Rom, il numero di persone che hanno letto il poema dantesco direttamente sullo schermo è decisamente esiguo. Conseguentemente l'industria editoriale tradizionale ha inizialmente riservato un'attenzione solo episodica ai nuovi media, e l'editoria elettronica si è ritagliata uno spazio di mercato distinto e parallelo rispetto a quello tradizionale, concentrandosi su quei contenuti per i quali il supporto elettronico è intrinsecamente necessario: opere ipertestuali e/o multimediali (soprattutto nel campo delle opere di reference: enciclopedie, dizionari, ecc.) e videogiochi.

La scarsa fortuna della lettura 'mediata da strumenti elettronici' ha molteplici spiegazioni, sia di natura tecnica sia di natura culturale. Dal punto di vista tecnico è indubbio che i dispositivi informatici, se confrontati con i libri cartacei, presentino evidenti limiti di ergonomia e versatilità: la risoluzione e la qualità grafica dell'immagine digitale sono di gran lunga inferiori a quella della stampa; la lettura prolungata su schermo (soprattutto sugli schermi a tubo catodico) induce fastidi e disagi alla vista; i dispositivi hardware sono scarsamente o per nulla portabili, e comunque necessitano di accedere a fonti di energia; la presenza di molteplici tecnologie hardware e software per la codifica, archiviazione e fruizione dei contenuti digitali costringe gli utenti a servirsi di numerosi strumenti diversi, ognuno con una sua particolare interfaccia.

Ma non meno rilevanti sono stati gli ostacoli culturali, primi fra tutti la diffusa e consolidata familiarità con il libro a stampa. Una familiarità dovuta al fatto che nella società occidentale la parola scritta - soprattutto quella stampata - ha un ruolo fondamentale nella trasmissione culturale e nel processo formativo delle nuove generazioni. Ma anche al vero e proprio rapporto affettivo che si instaura tra un lettore e i suoi libri: sia che vengano ammassati un po' disordinatamente su scaffali e scrivanie, sia che vengano disposti in perfetta sequenza nella libreria. Del tutto simmetrica è la predominante diffidenza o indifferenza di molta parte del mondo umanistico - depositario tradizionale e privilegiato dell'attenzione verso i libri e la lettura - verso i dispositivi informatici, e la conseguente scarsa alfabetizzazione informatica che ne è derivata.

Tuttavia negli ultimi anni, soprattutto grazie all'enorme interesse verso Internet, si è sviluppata e diffusa una diversa attitudine culturale verso la tecnologia digitale e i nuovi media. In alcuni paesi questo processo è ormai in fase assai avanzata: negli Stati Uniti e nell'Europa industrializzata l'uso dei computer è ormai comune, e gli strumenti informatici hanno un ruolo importante (e talora fondamentale) nella formazione. Sempre più spesso e sempre più a lungo si accede a informazioni direttamente sullo schermo di un computer. La convergenza tra questa trasformazione culturale e una serie di innovazioni tecnologiche ha determinato la nascita del fenomeno e-book. In particolare, le innovazioni che hanno giocato un ruolo predominante in questo processo sono:

  • l'affermarsi del paradigma dell'informatica mobile (mobile computing) nel mercato dei prodotti informatici e la diffusione dei cosiddetti computer palmari;
  • la crescita dell'abitudine alla lettura in ambiente elettronico determinatasi comunque negli ultimi anni, soprattutto a causa della diffusione del Web;
  • lo sviluppo di standard per la creazione, distribuzione e fruizione dei documenti digitali;
  • la comparsa dei primi dispositivi software e hardware per la lettura di e-book;
  • il perfezionamento delle tecnologie di visualizzazione su schermo dei caratteri;
  • lo sviluppo di tecnologie per la protezione del copyright sui contenuti digitali (Digital Right Management, in sigla DRM).

Il paradigma del mobile computing costituisce il contesto generale in cui si inserisce il fenomeno e-book. I notevoli sviluppi nel campo della miniaturizzazione e integrazione dei componenti hardware hanno reso possibile la creazione di computer ultraportatili (subnotebook) e tablet PC, le cui caratteristiche e funzionalità sono ormai paragonabili a quelle dei normali computer da tavolo, e soprattutto di dispositivi 'palmari' che, da semplici agendine elettroniche, sono divenuti veri e propri computer da taschino.

Il ruolo del protagonista in questo segmento è stato inizialmente svolto dalla Palm Computing (società del gruppo 3Com), che con la sua brillante serie di dispositivi Palm Pilot detiene i tre quarti del mercato; ma il rilascio da parte della Microsoft del suo nuovo sistema operativo per palmari PocketPC (di cui è stata distribuita recentemente la nuova versione 2003, denominata Windows Mobile) ha fornito un nuovo impulso al settore. PocketPC, infatti, introduce notevoli miglioramenti rispetto al PalmOS e alle precedenti versioni del sistema operativo Microsoft per computer palmari, che si chiamava WindowsCE.

Se il mobile computing e la crescita delle situazioni di 'lettura sullo schermo' costituiscono in un certo senso lo sfondo del fenomeno e-book, le altre innovazioni elencate sopra rappresentano lo specifico tecnologico dei libri elettronici. Esse riguardano infatti il formato con cui gli e-book sono creati e distribuiti e i dispositivi di lettura, hardware e software, con cui un utente finale può leggerli. Naturalmente affinché gli e-book possano effettivamente affermarsi sono necessari altri due elementi: un sistema di distribuzione efficiente e un sistema per la protezione del diritto d'autore sui contenuti diffusi (Digital Right Management).

Formati e programmi di lettura per i libri elettronici

Lo sviluppo dei sistemi di codifica digitale è una tra le questioni più delicate connesse al processo di digitalizzazione dell'informazione e della comunicazione sociale cui stiamo assistendo in questi anni di 'convergenza al digitale'. Infatti, dalla scelta oculata dei formati di codifica dipendono due caratteristiche che ogni strumento di diffusione del sapere dove possedere: la capacità di rappresentare in modo esaustivo (e, se possibile, soddisfacente dal punto di vista dell'estetica e dell'usabilità) ogni tipo di contenuto e l'accessibilità universale.

Per avere un'idea dei problemi che possono sorgere in questo ambito è sufficiente riflettere sulla straordinaria efficienza del tradizionale libro a stampa: pur nella notevole variabilità strutturale che esso presenta (si va dall'edizione economica al tomo in carta pregiata rilegato a mano), il libro è uno strumento in grado di veicolare contenuti testuali e iconici assai diversificati, estremamente facile da utilizzare, e accessibile in modo immediato senza limiti di spazio e di tempo.

Al contrario, i documenti digitali sono fruibili solo attraverso la mediazione di appositi strumenti hardware e software. Tali strumenti si basano su piattaforme e soluzioni diverse, spesso reciprocamente incompatibili, e soprattutto caratterizzate da una obsolescenza tecnologica elevatissima (si pensi al ritmo con cui i sistemi di scrittura elettronica si sono evoluti solo negli ultimi dieci anni). Paradossalmente, dunque, la digitalizzazione rischia di porre limiti alla diffusione universale e alla preservazione a lungo termine dei contenuti. E questo arrecherebbe gravi danni sia alla crescita culturale collettiva, sia alla creazione e affermazione di un mercato dei prodotti culturali (destinati per loro natura a un ciclo di vita assai più lungo di quello di altre tipologie di informazione di consumo).

Per evitare questi rischi, una delle soluzioni strategiche consiste nell'adozione di sistemi per la rappresentazione e la manipolazione delle informazioni che siano efficienti, condivisi e possibilmente di pubblico dominio: quelli che comunemente sono definiti standard70.

Allo stato attuale, nel settore e-book si contendono il primato due formati. Il primo è l'Open eBook Publication Structure (OEBPS, sviluppato dall'Open eBook Forum), da cui derivano alcuni formati proprietari tra cui quello della Microsoft. Il secondo è il Portable Document Format (PDF), realizzato dalla Adobe (che è anche membro dell'OeBF) e ampiamente utilizzato da diversi anni. Esistono poi alcuni altri formati proprietari legati a particolari dispositivi di lettura.

Open eBook Publication Structure Specification

L'Open eBook Publication Structure (OEBPS, http://www.openebook.com/ specification.htm) è il formato che ambisce a divenire lo standard di riferimento per la creazione di e-book (nel momento in cui scriviamo è disponibile la versione 1.2 e si lavora alacremente alla versione 2.0, nella quale sono annunciate importanti novità).

L'OEBPS è un mark-up language, basato a sua volta su una serie di standard preesistenti e ampiamente diffusi in ambiente Internet. Infatti la sintassi adottata per definire il linguaggio di codifica è quella XML (Extensible Markup Language). Il vocabolario adottato eredita gran parte degli elementi presenti nel vocabolario di XHTML versione 1.1, aggiungendovi alcuni vincoli sintattici e un elenco di raccomandazioni per la loro utilizzazione. Un altro standard Internet adottato nell'OEBPS è il linguaggio per la definizione di fogli di stile Cascading Style Sheet (CSS). Un linguaggio di codifica XML, infatti, descrive solo la struttura logica di un documento, ma non il suo aspetto grafico. Esso, insomma, permette di dire che un capitolo è composto da un titolo seguito da una serie di paragrafi, citazioni, tabelle e così via, ma non quale carattere o stile o disposizione vogliamo adottare per rendere sul monitor (o sulla carta, o su un dispositivo di lettura vocale) questi elementi. Questa che possiamo chiamare la struttura presentazionale del documento viene specificata mediante dei fogli di stile, a loro volta espressi mediante appositi linguaggi come CSS. Le specifiche OEB hanno adottato un sottoinsieme di questo linguaggio al fine di descrivere l'aspetto grafico che un e-book assume una volta visualizzato su un dispositivo di lettura.

OEB fornisce anche delle linee guida per specificare i cosiddetti metadati da associare al libro elettronico (ovvero quella serie di informazioni che identificano un documento digitale come il suo titolo, autore, editore e altre eventuali notizie rilevanti). Tali informazioni, che seguono le direttive Dublin Core (uno standard per la descrizione bibliografica di risorse elettroniche sviluppato in ambito bibliotecario71) vanno inserite in un file denominato OEB Package File. In questo file, che a sua volta è un documento XML, vanno specificati anche: l'elenco dei file (testuali e grafici) che costituiscono nel complesso il contenuto dell'e-book (detto manifest); l'indicazione della loro sequenza lineare (spine); eventuali sequenze di lettura alternative (tours); l'elenco e i riferimenti alle componenti strutturali (o guide) della pubblicazione (copertina, indice, sommario, copertina, ecc.). Per quanto riguarda l'inclusione di contenuti non testuali, OEB nella sua attuale versione si limita alle sole immagini, per le quali sono stati adottati due comuni formati di codifica digitale: JPEG e PNG (Portable Network Graphic).

Accanto a questi aspetti più strettamente sintattici, OEBPS fornisce indicazioni formali sui vincoli che un sistema di lettura per e-book deve rispettare per essere conforme alle specifiche. Si noti che la nozione di 'sistema di lettura' è più vasta di quella di 'dispositivo di lettura'. Mentre quest'ultimo è inteso come la piattaforma hardware/software con cui un e-book viene visualizzato, un sistema di lettura può essere suddiviso in più moduli e in più piattaforme. Di conseguenza un sistema di lettura per essere conforme alle specifiche OEB non deve necessariamente includere un sistema di visualizzazione in grado di interpretare in modo nativo dei documenti elettronici in formato OEB. Esso può anche adottare OEB come formato di input per una procedura di conversione in un cosiddetto 'formato binario' proprietario72. È questa la strategia adottata da Microsoft per il suo MS Reader e da Mobipocket, una piccola software house che ha realizzato un altro interessante programma di lettura.

Prima di esaminare tali formati, ricordiamo tuttavia che nulla impedisce di utilizzare direttamente OEB come formato finale, di 'lettura', per la distribuzione di libri elettronici. È anzi auspicabile che questo uso si diffonda, soprattutto per i libri fuori diritti e in libera distribuzione. Per il formato OEB nativo esistono purtroppo ancora pochi software di lettura; un buon indirizzo di riferimento per seguire le novità al riguardo è rappresentato dal sito del progetto LiberGNU (http://www.libergnu.org/): un'iniziativa nata in Italia proprio con l'obiettivo di promuovere la realizzazione di un software di lettura gratuito e di pubblico dominio in grado di interpretare correttamente le specifiche OEB.

I formati proprietari basati su OEB: Microsoft Reader e Mobipocket

Il principale fra i formati proprietari basati su OEB è sicuramente quello Microsoft. In questo caso, il file compilato dell'e-book è caratterizzato dall'estensione .lit, e può essere attualmente letto (con le limitazioni alle quali faremo cenno fra breve) su tre classi di dispositivi: 1) i normali PC con sistema operativo Windows, 2) i tablet PC, computer dallo schermo sensibile al tatto, basati sulla metafora del foglio di appunti e utilizzabili anche senza tastiera (con l'aiuto dell'apposita penna dalla punta di gomma), 3) i dispositivi palmari basati su sistema operativo PocketPC - Windows Mobile. Il software di lettura è denominato Microsoft Reader; nel momento in cui scriviamo, la sua versione più recente è la 2.0 (l'indirizzo di riferimento è http://www.microsoft.com/ reader/). Microsoft Reader è un programma assai pulito e funzionale, ancora nelle prime fasi di un'evoluzione prevedibilmente lunga. Fra le sue caratteristiche salienti sono quelle di organizzare i testi in una 'biblioteca' e di permettere di compiere su ciascuno di essi ricerche e annotazioni sia grafiche sia testuali. La leggibilità del testo è assai buona, grazie anche all'adozione di una cosiddetta tecnologia di sub-pixel font rendering - denominata ClearType - che consente di visualizzarlo con una risoluzione migliore di quella normalmente utilizzata dal dispositivo di lettura73. Scaricando un modulo aggiuntivo, è in grado di effettuare la lettura automatica del testo attraverso un sistema di sintesi vocale di buon livello (ma per ora sono disponibili solo un 'lettore' e una 'lettrice' anglofoni). Anche gli strumenti di sviluppo per la creazione di e-book in formato Microsoft Reader sono numerosi e di buona qualità74.

L'interfaccia di Microsoft Reader è ben disegnata. La metafora su cui si basa è quella della pagina di un libro, e sono del tutto assenti barre dei pulsanti, menu a discesa e finestre multiple, caratteristici delle comuni interfacce grafiche. All'avvio il programma si posiziona sull'ambiente 'Biblioteca'. Questa schermata contiene l'elenco degli e-book disponibili; ciascuno è caratterizzato da una piccola icona cui è affiancata l'indicazione del titolo e dell'autore del testo. È possibile ordinare i libri per vari criteri (autore, titolo, data di acquisto, ecc.) ed effettuare ricerche sui titoli e sugli autori.

Figura 100
Figura 100 La pagine 'Biblioteca' di Ms Reader

Una volta selezionato un e-book mediante il mouse, si accede alla sua copertina, dove, oltre al titolo e a una immagine si trovano il menu 'Vai a' che consente di accedere a serie di comandi: 'Inizia lettura' consente di iniziare la lettura dalla prima pagina; 'Ultima letta' porta alla pagina letta l'ultima volta che si stava usando il libro; 'Pagina letta più elevata' porta alla pagina più avanzata che si è letta. È possibile anche passare al 'Sommario', che è di norma composto da voci attive che rinviano direttamente ai capitoli del testo, o all'indice delle annotazioni inserite in precedenti sessioni.

La lettura può avvenire sfogliando in modo sequenziale le pagine del testo mediante un click sulle piccole frecce poste in basso. È anche possibile selezionare una pagina specifica premendo il tasto destro del mouse o la penna del palmare sul numero di pagina. Ricordiamo tuttavia che in virtù della reimpaginazione dinamica (page flow) il numero e la sequenza delle pagine saranno diversi a seconda del dispositivo hardware su cui il libro viene letto.

Figura 101
Figura 101 La copertina di Frontiere di rete su Ms Reader

Durante la lettura si possono selezionare dei passaggi e, di nuovo premendo il tasto del mouse o tenendo premuto lo stilo sullo schermo del palmare, accedere a un menu che mette a disposizione alcune comode funzionalità: inserimento di segnalibri, evidenziazione, annotazioni, disegni, ricerca di termini, copia del testo selezionato. Se si è installato l'Encarta Pocket Dictionary (disponibile gratuitamente sul sito del programma) è anche possibile visualizzare le definizioni dei termini in lingua inglese (il comando relativo è 'Ricerca').

Invece agendo sul titolo corrente, in alto a sinistra, si accede a un menu che consente di tornare alla biblioteca, alla copertina, al sommario o ad altre sezioni del libro, nonché al manuale in linea, ovviamente anch'esso in formato e-book. Attraverso il manuale in linea si raggiunge anche una schermata che consente di personalizzare le seguenti opzioni: i criteri di visualizzazione dei simboli che segnalano la presenza di note, evidenziazioni, segnalibri, ecc.; la dimensione dei font; il funzionamento a tutto schermo o in finestra del programma; l'impostazione visiva del sistema ClearType.

Figura 102
Figura 102 Schermata di lettura di MS Reader con il menu delle funzioni di lettura

Per quanto attiene alla protezione del diritto d'autore, MS Reader implementa la complessa (per non dire barocca) tecnologia di DRM sviluppata dalla Microsoft. Il meccanismo di protezione adottato offre cinque diversi livelli di protezione del contenuto, che vanno da un livello 1 caratterizzato dalla totale libertà di distribuzione e di copia a un livello 5 - quello normalmente adottato da case editrici e librerie in rete - caratterizzato invece da restrizioni assai pesanti. In particolare, il DRM5 della Microsoft richiede che il programma di lettura sia 'attivato' (un procedimento che lo personalizza per il singolo utente, costruendo una specifica chiave di decrittazione dipendente dal particolare hardware utilizzato), e permette la lettura dell'e-book solo e unicamente sulla versione di Microsoft Reader attivata dal suo acquirente. Il vero problema è che Microsoft Reader può essere attivato solo otto volte con la stessa chiave75: ciò significa che gli e-book per Microsoft Reader protetti attraverso DRM5 sono intrinsecamente volatili, e diventano illeggibili quando l'utente abbia cambiato per otto volte il proprio hardware (o anche solo formattato otto volte il proprio disco rigido, o cambiato otto volte sistema operativo). Un po' come se un libro si autodistruggesse dopo averlo cambiato otto volte di scaffale: una caratteristica difficilmente associabile alla nostra idea di libro come strumento in grado di offrire non solo un supporto di lettura, ma anche un supporto di conservazione del testo, e difficilmente compatibile con la costruzione da parte dell'utente di una propria biblioteca 'stabile' di testi. Inoltre, il lettore vede assai limitata la propria libertà di 'spostare' da un dispositivo all'altro il libro da lui acquistato, magari in occasione di un viaggio o di una particolare esigenza di lavoro: infatti, per attivare Microsoft Reader su un dispositivo portatile utilizzando la stessa chiave già attivata su PC (in modo da poter leggere i libri precedentemente acquistati) occorre ovviamente 'spendere' una delle otto attivazioni a disposizione. Una soluzione di DRM di questo tipo offre insomma all'utente ottimi motivi per preferire i libri su carta a quelli elettronici.

Per quanto riguarda i contenuti multimediali, Microsoft Reader supporta i core type OEB (testo e immagini), ma non permette per ora l'inclusione diretta nel libro di contenuti multimediali avanzati, come testo e filmati. Una caratteristica del programma spesso criticata è l'assenza delle funzioni di stampa su carta. Come si è già accennato, un 'vero' e-book non dovrebbe far sorgere questa esigenza: se davanti a un libro elettronico si sente la necessità della stampa, vuol dire che non lo percepiamo come un 'libro', come un valido sostituto al volume su carta. Ma se il programma di lettura viene utilizzato sullo schermo del PC di casa, è del tutto normale che l'esigenza di stampare il testo, per poterlo leggere in maniera più comoda altrove, si faccia sentire.

Una interessante (pur se meno diffusa) alternativa a Microsoft Reader è rappresentata da Mobipocket (http://www.mobipocket.com/), un sistema realizzato da una piccola società francese - ma indirizzato in primo luogo al mercato anglofono - e destinato alla vasta schiera di computer palmari (il software di lettura Mobipocket è disponibile per palmari Palm, Windows CE, PocketPC, Psion, oltre che per il lettore dedicato Franklin eBookman). Anche Mobipocket offre strumenti di compilazione che partono da un pacchetto OEB, offre un proprio sistema di DRM a differenti livelli, e soluzioni proprietarie per i server di distribuzione. Le soluzioni DRM adottate da Mobipocket sono comunque anch'esse piuttosto rigide, essendo legate a un identificativo univoco del palmare utilizzato per la lettura.

Figura 103
Figura 103 Il programma di lettura Mobypocket

Un aspetto interessante di Mobipocket è la distinzione, all'interno dei contenuti digitali visualizzabili attraverso il programma di lettura, di tre diverse tipologie: accanto agli e-book veri e propri troviamo infatti le e-news, che corrispondono approssimativamente al mondo della stampa periodica, e che il programma permette di aggiornare automaticamente on-line sostituendo i contenuti più recenti a quelli più datati76, e gli e-document, che possono essere creati autonomamente dagli utenti a partire da pagine web o file RTF attraverso una semplice funzione incorporata nell'ultima versione del programma77.

Anche se Mobipocket è specificamente destinato al settore dei computer palmari, un lettore esiste anche per l'ambiente Windows, mentre i programmi di 'collegamento' fra PC e palmare sono disponibili per tutti i principali sistemi operativi (Win, Mac, Linux, Unix).

Adobe PDF e Acrobat eBook Reader

Principale concorrente del formato OEB e dei formati compilati da esso derivati è una vecchia conoscenza del mondo dell'editoria elettronica: Portable Document Format (PDF). Si tratta di un formato proprietario, elaborato dalla Adobe (http://www.adobe.com/) e divenuto uno degli standard più diffusi (tanto da essere riconosciuto ufficialmente anche dall'ANSI) per la produzione, la distribuzione e la stampa di documenti elettronici.

Il formato PDF, rispetto allo standard OEB, gode di alcuni indubbi vantaggi. Il primo è la sua notevole diffusione, soprattutto nel settore della manualistica e della letteratura tecnica. Ma anche dal punto di vista tecnico presenta numerose caratteristiche avanzate assenti nell'attuale versione di OEB. La più rilevante è la capacità di integrare contenuti multimediali, grafica vettoriale e moduli interattivi. Inoltre è dotato di una capacità espressiva maggiore dal punto di vista della grafica e della impaginazione del testo. Ma non mancano gli aspetti negativi.

In primo luogo PDF non è uno standard aperto ed è, come si accennava, un formato proprietario, sebbene la sua diffusione sia indubbiamente notevole.

In secondo luogo si tratta di un linguaggio che si concentra esclusivamente sugli aspetti formali e presentazionali della pagina, e non un linguaggio di mark-up aperto nato per la marcatura logica e strutturata di un documento destinato alla lettura direttamente in formato elettronico, come è il caso del formato OEB. Per superare questo problema sono già disponibili alcuni sistemi (e molti altri sono allo studio) per associare metainformazioni ai file PDF78, ed è possibile, oltre che auspicabile, una qualche interazione più diretta fra PDF e OEB, che permetta di utilizzare il meglio dei due mondi: le potenzialità degli strumenti OEB per la codifica e la marcatura logica del testo, e l'esperienza degli strumenti PDF per la sua rappresentazione fisica.

Per visualizzare un file PDF, ovviamente, è necessario utilizzare un apposito programma: Acrobat Reader, che Adobe distribuisce gratuitamente, è il classico programma di lettura PDF79. Ma si tratta di un programma "tradizionale", non adatto a contrastare un prodotto come MS Reader nel settore specifico degli e-book. Per questo la stessa Adobe ha creato un software di lettura specifico - Adobe eBook Reader - arrivato al momento in cui scriviamo alla versione 2.2. L'Adobe eBook Reader costituisce una versione migliorata del Glassbook Reader, programma di lettura elaborato a suo tempo dalla Glassbook, una fra le prime e pionieristiche società del settore, acquisita dalla Adobe nell'estate 2000. Il programma Adobe è disponibile per il momento su piattaforme Windows e Macintosh, e possiede caratteristiche di tutto rispetto: dispone di una propria tecnologia di sub-pixel font rendering - denominata CoolType - per migliorare la leggibilità del testo; consente, oltre alle 'normali' funzioni di ricerca e annotazione, link diretti verso pagine Web esterne all'e-book, nonché - se il sistema operativo utilizzato dispone delle relative componenti - la lettura automatica del testo attraverso un sistema di sintesi vocale; permette l'inserimento nel libro elettronico di contenuti multimediali avanzati come suoni e immagini; i suoi meccanismi di DRM permettono di 'prestare' o 'regalare' ad altri i propri e-book.

Figura 104
Figura 104 Acrobat eBookReader: l'ambiente di lettura

La finestra del programma si divide in un'area principale alla cui sinistra è affiancata una barra di comandi. L'area principale consente di accedere all'ambiente biblioteca, in cui sono elencati gli e-book disponibili sotto forma di immagini della copertina. È possibile selezionare i titoli visibili in base al soggetto, ordinarli secondo vari criteri e accedere a una finestra di informazioni mediante il tasto destro del mouse. Premendo il tasto sinistro del mouse invece si entra nell'ambiente di lettura vero e proprio.

I pulsanti in alto a sinistra consentono, nell'ordine, di scorrere le pagine avanti e indietro, di ruotare l'orientamento della finestra di 90 gradi (funzione che può essere utile con i notebook, anche se usarne uno a mo' di libro è probabilmente ancor più scomodo che leggere utilizzando il monitor del computer da scrivania, e soprattutto con i tablet PC), di aumentare o diminuire la dimensione della pagina (ricordiamo che, basandosi su PDF, la pagina conterrà di norma sempre la stessa quantità di testo), e di aumentare la nitidezza dei caratteri grazie a una tecnologia di sub-pixel font rendering. In basso è presente un sottile nastro diviso in celle che indica il livello di avanzamento della lettura. Cliccando con il mouse sopra questo nastro è possibile saltare a una determinata pagina. Premendo il tasto 'Menu' sul bordo inferiore della finestra compare una barra di menu da cui si possono attivare diversi comandi, tra cui l'inserimento e la revisione di segnalibri, la ricerca per termini, la copia e la stampa del testo (che possono essere inibite negli e-book protetti). I comandi per inserire evidenziazioni, note e accedere al dizionario sono disponibili solo nella versione Plus.

Sempre nella barra di sinistra, il tasto 'Library' permette di tornare all'ambiente biblioteca, mentre quello 'Bookstore' avvia un browser web interno che punta a una serie di librerie on-line dove è possibile acquistare e-book.

In generale, l'Adobe eBook Reader è dunque un prodotto software per molti versi più avanzato rispetto al concorrente Microsoft. A limitarne attualmente il possibile impatto sul mondo dell'e-book sono tuttavia due fattori di notevole rilievo. Il primo consiste nei limiti del formato PDF stesso, cui abbiamo accennato prima. Il secondo fattore problematico è rappresentato dal fatto che anche l'eBook Reader della Adobe sembra al momento orientato più verso il computer da scrivania che verso l'uso attraverso dispositivi dedicati. Il recente annuncio di alleanze e sinergie fra Adobe e Palm (naturale risposta all'avanzata del fronte Microsoft Reader-PocketPC, da parte dei due principali concorrenti di Bill Gates nei settori rispettivamente dell'editoria elettronica e dei sistemi operativi per computer palmari) lascia sperare che anche la Adobe possa in futuro osare di più nel settore dei dispositivi dedicati. Al momento, tuttavia, anche se per la maggior parte dei palmari esistono strumenti per la lettura di file PDF (nel caso di Palm e PocketPC si tratta di programmi realizzati dalla stessa Adobe, che offrono buone funzionalità), nessuno di essi può fondatamente proporsi come vero e proprio lettore per libri elettronici.

Per quanto riguarda il DRM, il sistema Adobe - che si basa sulla tecnologia Adobe Merchant gestita dagli Adobe Content Server - pur ricorrendo anch'esso alla creazione di chiavi individuali dipendenti dall'hardware installato e dalla sua configurazione, risulta piuttosto flessibile, e consente di specificare individualmente i 'diritti' attribuiti all'utente relativamente a operazioni quali il prestito o la cessione del testo, la sua stampa, ecc.

Altri formati proprietari

Esistono diversi altri formati proprietari, di norma non direttamente compatibili con lo standard OEB e al momento non direttamente compilabili a partire da quest'ultimo, che si propongono come soluzioni nel campo degli e-book. Nella maggior parte dei casi, tali formati offrono in realtà soluzioni di 'compilazione protetta' (ad esempio attraverso la creazione di autonomi file eseguibili) di documenti in HTML. Fanno eccezione alcuni programmi specificamente rivolti al mondo dei computer palmari, e in particolare di quelli basati su sistema operativo Palm, Windows CE o PocketPC. Ci soffermeremo brevemente solo su due di essi, Palm Reader e Aportis.

Sviluppato inizialmente con il nome di Peanut Reader dalla Peanutpress, con l'acquisizione della Peanutpress da parte della Palm e la sua trasformazione nel gruppo Palm Digital Media il formato Palm Reader è divenuto in sostanza il formato 'ufficiale' degli e-book per palmari basati sul sistema operativo Palm. Il relativo lettore è comunque disponibile anche per Windows CE e PocketPC. L'aspetto più interessante del Palm Reader è il sistema di DRM: anziché basarsi su chiavi di cifratura collegate all'hardware utilizzato, che presentano i già ricordati svantaggi sulla persistenza e trasferibilità dei libri elettronici, il Palm Reader utilizza come chiavi direttamente il nome e il numero di carta di credito dell'utente. I libri possono essere dunque duplicati e trasferiti liberamente: la garanzia contro le copie non autorizzate è data dal fatto che difficilmente l'utente che ha acquistato il libro sarà disposto a diffonderne copie, dato che per permetterne l'uso dovrebbe distribuire anche i propri dati personali e il numero della propria carta di credito. Questo tipo di personalizzazione del libro ha il vantaggio di dare all'acquirente originale il massimo di libertà nell'uso dell'e-book acquistato, che può essere facilmente trasferito da un dispositivo all'altro. Purtroppo, il formato di codifica utilizzato dagli e-book per Palm Reader si basa al momento sul cosiddetto 'Palm Markup Language' (PLM), un linguaggio sviluppato autonomamente dalla Palm e assai lontano da OEB e dai linguaggi di marcatura standard. I relativi strumenti di sviluppo, realizzati in Java, sono disponibili per tutti i principali sistemi operativi.

Anche il formato Aportis doc (http://www.aportis.com/) è nato per Palm ed è un formato proprietario, per il quale sono disponibili specifici strumenti di produzione e conversione. L'uso del programma di lettura è assai intuitivo, e recentemente ne è stata resa disponibile una versione anche per PocketPC. L'interesse principale di questo formato è nella vasta biblioteca di titoli gratuiti (oltre 4.000) messi a disposizione dalla Aportis; il formato è anche fra quelli adottati dalla E-book Library realizzata dall'Electronic Text Center della University of Virginia.

I dispositivi di lettura hardware

Oltre ai vari modelli di computer palmari e di tablet PC che supportano i programmi di lettura analizzati sopra, sono disponibili sul mercato alcuni dispositivi di lettura hardware progettati esclusivamente o principalmente per la visualizzazione di libri elettronici. In linea generale si presentano come dei grandi computer palmari, della dimensione di un libro, privi di tastiera e dotati di schermi LCD sensibili al tatto e ad alta risoluzione. Un design che si ispira chiaramente alla forma dei tradizionali libri cartacei, di cui questi dispositivi cercano di riprodurre le caratteristiche ergonomiche. Si deve dire che lo scarso interesse manifestato finora dal mercato verso questo genere di prodotti ha portato numerose aziende (tra cui alcune che avevamo menzionato nel nostro Frontiere di rete) al fallimento o a un drastico ridimensionamento dei progetti iniziali.

Il caso probabilmente più significativo è rappresentato dalla Gemstar Ebook (http://www.ebook-gemstar.com/), alla quale si dovevano i due più noti (e più longevi) lettori dedicati per e-book, ribattezzati nella loro ultima incarnazione GEB 1150 e GB 2150. La Gemstar ha annunciato la sostanziale chiusura del proprio comparto e-book nel giugno 2003, determinando un vero e proprio terremoto (e un dibattito assai acceso) all'interno di questo giovanissimo settore.

Nonostante la chiusura della Gemstar, i suoi due lettori sono ancora in vendita su E-bay, a prezzi decisamente interessanti (attorno ai 100 dollari il primo, attorno ai 200 il secondo), e possono comunque essere utilizzati, con l'aiuto di software reperibile in rete, per la lettura di testi di pubblico dominio. Vale la pena dunque esaminarne brevemente le caratteristiche, anche perché si tratta dei prodotti che hanno indubbiamente segnato la prima fase del mercato dei lettori dedicati.

Il GEB 1150 (evoluzione del precedente REB 1000) è un apparato del peso di circa mezzo chilo e dalle dimensioni di un libro in edizione economica.

Figura 105
Figura 105 Il lettore Gemstar GEB 1150

È dotato di uno schermo in bianco e nero retroilluminato con una diagonale di cinque pollici e mezzo e una risoluzione di 320 per 480 punti, più che sufficiente per la lettura di contenuti testuali, ma piuttosto limitata per la visualizzazione di immagini. La memoria standard di 8 MByte permette di archiviare in modo permanente circa 8 mila pagine, ma può essere incrementata fino a 72 MByte, sufficienti a contenere 70 mila pagine. La batteria, infine, garantisce un durata di funzionamento oscillante tra le 20 e le 40 ore.

Il programma di gestione installato sul dispositivo presenta le stesse funzionalità dei lettori software che abbiamo visto nelle pagine precedenti. Anche in questo caso gli e-book vengono visualizzati una pagina alla volta: una caratteristica comune alla maggior parte dei lettori, che tuttavia rende piuttosto disagevole la lettura a fini didattici o di ricerca, per la quale è spesso utile avere sotto gli occhi più volumi. Naturalmente è possibile evidenziare e annotare il testo, inserire bookmark, effettuare ricerche, e passare dall'ambiente di lettura a quello di scaffale, nel quale sono elencati tutti i titoli residenti in memoria. La funzione dizionario si basa sulla versione digitale del celeberrimo Webster Dictionary.

L'interazione avviene usando una tradizionale penna per touch screen, mentre i due lunghi e comodi pulsanti sul bordo sinistro servono per scorrere le pagine. Questo particolare costruttivo, insieme al peso limitato, permette di usare il dispositivo anche con una sola mano e di leggere praticamente in tutte le situazioni in cui si può leggere un libro cartaceo. Per il caricamento degli e-book sul dispositivo si poteva utilizzare il modem interno fornito in dotazione, utilizzabile tuttavia unicamente per collegarsi al servizio di vendita della divisione editoriale Gemstar. In alternativa, era possibile collegare l'apparecchio a un PC tramite un cavo USB e scaricare i libri acquistati dal sito Gemstar utilizzando un apposito software di sincronizzazione, simile per funzione a quello adottato per i comuni palmari. Proprio il cavo USB può essere utilizzato ora per scaricare sul dispositivo libri elettronici 'autoprodotti' dall'utente.

Il GEB 2150 si rivolgeva a un utente più esigente. Le differenze di caratteristiche rispetto al modello precedente sono molteplici, a partire dal design. La più importante in assoluto è rappresentata dallo schermo a colori, dotato di una diagonale di 8 pollici e di una risoluzione di 480 per 640 punti. Naturalmente questo ne aumenta le dimensioni (più o meno pari a quelle di un volume in copertina rigida), il peso (che sale a circa un chilogrammo) e l'assorbimento di energia (la durata della batteria è ridotta a circa 5 ore). Il GEB 2150 è dotato anche di una scheda di rete, oltre che del modem, per collegarsi alla rete Internet, acquistare e trasferire e-book.

Il dispositivo (che dispone di una 'copertina' rigida per proteggere lo schermo, in grado di essere ruotata di 360 gradi) presenta diversi pulsanti che servono a sfogliare le pagine degli e-book (sul lato destro) e ad accedere ai comandi del software di lettura. Naturalmente è possibile anche utilizzare la penna direttamente sul touch screen. Le funzionalità del software sono simili a quelle del modello 1150, sebbene l'aspetto dell'interfaccia e la qualità dell'immagine siano assai migliori, grazie ai colori e alla maggiore risoluzione dello schermo.

Figura 106
Figura 106 Il lettore GEB 2150 della Gemstar

I programmi di lettura di entrambi i modelli adottano un formato di file proprietario, prodotto mediante la compilazione di documenti in vari formati, tra cui anche HTML e OEB. Per quanto riguarda la protezione dei contenuti, la Gemstar aveva sviluppato una propria piattaforma DRM e gli e-book da essa distribuiti erano protetti e leggibili solo sui dispositivi per cui erano stati acquistati. Ma l'aspetto realmente problematico - e quello che a giudizio pressoché unanime degli operatori del settore ha determinato il fallimento dell'intera politica commerciale Gemstar - riguardava la politica di distribuzione dei contenuti. Infatti, come si sarà compreso e al di là della scappatoie individuate da un'utenza infastidita, l'idea di base della Gemstar era quella di 'chiudere' i propri lettori in modo da permettere l'uso solo di e-book venduti attraverso la libreria elettronica della Gemstar stessa. Un po' come se una casa produttrice di scaffalature volesse vendere scaffali adatti ai libri venduti da una sola libreria, o realizzati da una sola casa editrice: una scelta chiaramente votata al suicidio commerciale.

Proseguendo nella nostra rassegna di lettori dedicati, un ottimo prodotto (forse il migliore disponibile nel settore, ma anche quello dal prezzo più elevato) è l'italiano MyFriend, prodotto dalla IPM (http://www.ipm-net.com/). Dotato di uno schermo a colori ad altissima qualità (640 x 960, 150 dpi, 65.536 colori), di 64 MByte di Ram, di una serie piuttosto vasta di interfacce (tra cui anche moduli GPRS e Bluetooth) e di una batteria della durata di 6 ore, per un peso di circa un chilo, è il dispositivo più completo sul mercato. Dal punto di vista del software, MyFriend adotta il sistema operativo PocketPC. Questo lo rende un vero e proprio computer palmare (pur se di dimensioni particolarmente generose), dotato di applicazioni di produttività e di lettori multimediali. Per la lettura di e-book ovviamente è disponibile Microsoft Reader.

Figura 107
Figura 107 Il lettore IPM MyFriend

Da menzionare infine il Franklin eBookMan (http://www.franklin.com/). Disponibile in tre versioni, l'eBookMan è anch'esso un vero e proprio computer palmare, dotato di un sistema operativo e di una serie di applicazioni di produttività. Le dimensioni (12 per 8 centimetri) e il peso (200 grammi circa) lo rendono assai maneggevole, ma lo schermo può visualizzare solo 16 toni di grigio. Viene fornito di serie con un programma di lettura e-book proprietario, il Franklin Reader, ma è disponibile anche una versione di Mobipocket per questa piattaforma. Inoltre questo dispositivo può riprodurre file MP3 e Audiobook. I titoli disponibili per il formato proprietario sono distribuiti sul sito stesso del produttore.

Il settore dei lettori dedicati può apparire piuttosto statico, dopo l'esplosione iniziale verificatasi attorno al 2000. Tuttavia, molta attività prosegue dietro le quinte: prototipi di lettori 'a doppia pagina' sono stati sviluppati dalla HP, mentre vi è molta attesa legata all'imminente debutto commerciale delle tecnologie di e-paper e e-ink, che prevedono l'uso di schermi flessibili supersottili e promettono di allungare notevolmente l'autonomia delle batterie.

La questione del diritto d'autore per i contenuti digitali

Nel corso della nostra rassegna dedicata ai formati di codifica e ai dispositivi di lettura per gli e-book, abbiamo più volte fatto riferimento alle tecnologie di gestione del diritto d'autore per i contenuti digitali. L'individuazione di un sistema efficiente, sicuro e di facile gestione dal lato utente per la protezione di contenuti sotto diritti è infatti uno dei nodi critici per lo sviluppo del mercato degli e-book e di ogni altro genere di contenuto digitale. Non a caso, i protagonisti del mercato editoriale e di quello informatico stanno dirottando notevoli risorse finanziarie e di ricerca proprio in questa direzione.

Quella del copyright è, come noto, una questione assai complessa che vede confluire aspetti tecnologici, economici, giuridici e sociali. Il diritto d'autore, come viene chiamato in Europa, o copyright, secondo la dizione adottata nei paesi anglosassoni80, è un insieme di norme che regolano i rapporti economici e giuridici tra autori, editori e utenti. Alla sua base c'è l'idea che il prodotto dell'attività intellettuale sia appunto un prodotto, di cui si può rivendicare la proprietà, e il cui sfruttamento si può cedere o dare in concessione a terzi. L'autore è il titolare naturale del diritto di proprietà sulla sua opera. Egli la cede in concessione temporanea o permanente a un editore che può produrne delle copie da vendere agli utenti. Gli utenti, pagando una certa cifra, possono acquistare una di tali copie e usarla, ma non diventano proprietari del prodotto intellettuale (nel senso giuridico, ovviamente) né ereditano il diritto di copia; dunque non possono a loro volta farne copie e distribuirle in qualsivoglia forma.

La normativa e il concetto stesso di diritto di autore sono conquiste piuttosto tarde dell'era moderna. Fino all'epoca rinascimentale gli autori erano vissuti dei proventi di attività pubbliche o private o della munificenza delle classi dominanti cui offrivano il loro ingegno. Ma con la diffusione della stampa nel mondo occidentale le cose cambiarono radicalmente. Grazie a questa 'nuova tecnologia', infatti, la produzione libraria divenne una vera e propria attività industriale, in grado di generare profitti per i nuovi stampatori-editori e redditi per gli autori. Spinti anche dalla contemporanea crisi economica e politica dei principati rinascimentali, gli scrittori divennero progressivamente intellettuali 'professionisti', remunerati dai proventi delle loro opere. D'altra parte gli editori, che detenevano i mezzi di produzione dei libri, avevano bisogno della 'materia prima' intellettuale per la loro fiorente attività. Naturalmente affinché il rapporto tra queste due figure funzionasse era necessario che fosse esclusivo, e che nessuno stampatore potesse riprodurre copie di opere che non aveva pagato all'autore.

Le prime leggi in materia furono emanate nel Regno d'Inghilterra agli inizi del '700 e trovarono una completa formalizzazione e una generale accettazione solo all'inizio del XIX secolo. La codifica legislativa del diritto d'autore è giunta fino ai giorni nostri pressoché intatta. Anzi, la sua applicazione è stata progressivamente estesa nel corso del tempo per farvi rientrare i nuovi supporti e mezzi di diffusione delle opere d'ingegno che il progresso tecnologico ha reso disponibile dal secolo scorso a oggi: il cinema, la discografia, la radio, la televisione, le cassette musicali, le videocassette, i CD-Rom...

Il problema è che la protezione giuridica del diritto d'autore e di copia fa leva su un dato di fatto molto materiale: la produzione e riproduzione fisica di un libro a stampa (o di un disco in vinile) sono attività abbastanza complesse, e richiedono comunque un certo impegno di tempo e di risorse. Conseguentemente, la trasgressione della norma che vieta questa pratica in mancanza dei legali diritti sull'opera è socialmente limitata ed effettivamente sanzionabile. Ma cosa avviene quando l'evoluzione dei mezzi di riproduzione rimuove queste difficoltà materiali ed economiche, rendendo la riproduzione immediata e accessibile a chiunque? La tendenza alla trasgressione, soprattutto in condizioni di alti prezzi di mercato dei beni protetti, si diffonde socialmente e la sua sanzione diviene praticamente inapplicabile.

Questa è esattamente la situazione che si è venuta a creare con l'introduzione degli strumenti digitali per la riproduzione e diffusione delle opere intellettuali. Un oggetto digitale, qualsiasi sia il suo contenuto, può essere riprodotto in un numero indefinito di copie identiche a costi effettivi quasi nulli, senza nessuna difficoltà e senza alcun degrado qualitativo rispetto all'originale (quest'ultimo aspetto è più evidente per le opere musicali e audiovisive, la cui riproduzione si è basata finora su tecnologie analogiche). Di conseguenza la riproduzione illegale di prodotti intellettuali in formato digitale si è diffusa rapidamente. Basti pensare al fenomeno dei CD audio e dati masterizzati, o a quello - più recente e più direttamente connesso con il tema di questo capitolo - della distribuzione di brani musicali in formato MP3 attraverso Internet.

Siamo dunque in presenza di una profonda contraddizione tra la base tecnica e la forma economico-giuridica della produzione e distribuzione di prodotti intellettuali. Le modalità per il superamento di questa contraddizione sono attualmente oggetto di un aspro dibattito teorico (ma anche pratico), fortemente polarizzato su due posizioni entrambe in qualche misura 'estreme'.

La prima posizione è quella sostenuta dal movimento del no copyright o del copy-left. Come è facilmente intuibile, i suoi fautori sostengono, non senza motivi, che le tradizionali normative a protezione del diritto di autore non abbiano più alcuna ragione di esistere nell'era digitale, visto l'abbattimento dei costi di riproduzione e distribuzione. E dunque ritengono che l'informazione e i contenuti debbano circolare liberamente e gratuitamente, in una sorta di versione riveduta sub specie tecnologica dell'economia del dono, o del baratto. Si tratta di una impostazione culturale molto radicata negli utenti 'storici' della rete e nei movimenti radicali di sinistra.

A questa posizione libertaria si oppone radicalmente il punto di vista dei colossi editoriali, dell'industria dello spettacolo, di buona parte degli autori, affiancati dalla maggior parte delle aziende tecnologiche. Secondo questo punto di vista il diritto di autore è funzionalmente indipendente dalla tecnologia di riproduzione e diffusione dei contenuti, e la sua legittimità resta valida anche nel mondo digitale. Esso infatti è una garanzia per i produttori dei contenuti, che in sua mancanza non potrebbero vedere riconosciuto economicamente il loro lavoro (osservazione, questa, non priva di fondamento), e per i distributori che svolgono la funzione di valorizzare i prodotti intellettuali e di garantire la libertà di espressione (tesi quest'ultima sulla quale sembra invece possibile esprimere qualche dubbio).

In questo quadro si collocano le molte iniziative di ricerca che puntano a sviluppare piattaforme tecnologiche per la gestione dei diritti digitali (Digital Right Management, DRM). In linea generale questi sistemi si basano sulle tecniche di cifratura asimmetrica o a doppia chiave che sono utilizzate anche per la sicurezza dei pagamenti on-line e delle transazioni digitali. Semplificando, il processo di pubblicazione mediante un sistema di DRM si svolge in questo modo: il produttore dei contenuti (l'editore o l'autore in prima persona) riceve da una authority di certificazione indipendente (di norma si tratta del produttore del sistema di DRM) una chiave privata con cui può crittografare il file che contiene l'opera protetta, assegnandogli un determinato livello di protezione. A questo punto il file cifrato viene inviato ai distributori che gestiscono un server di distribuzione dei contenuti. Questo server interagisce con un modulo client installato sul computer dell'utente finale. Durante la transazione il server autentica l'utente, verifica che le condizioni di distribuzione siano state ottemperate (di norma tali condizioni consistono in un pagamento in denaro, ma questo non è obbligatorio: un sistema di DRM potrebbe ad esempio essere usato per distribuire in maniera controllata documenti importanti all'interno di una azienda) e infine genera e invia al client una chiave di decifrazione che permette di accedere al file protetto. Al fine di evitare che il contenuto digitale, una volta inviato, possa essere duplicato gratuitamente o letto su più postazioni, la chiave di decifrazione del contenuto include anche una chiave privata assegnata a ciascun utente. Di norma questa chiave viene generata usando dati univoci come il numero di identificazione del processore o del disco rigido sul computer utente. In questo modo il modulo client DRM potrà decifrare il file solo ed esclusivamente se gira sul medesimo computer con cui è stata effettuata la transazione.

Le piattaforme DRM possono essere interfacciate con i vari server per l'e-commerce e sono utilizzabili anche per gestire le transazioni tra produttori, editori, distributori e librai. In questo modo possono semplificare anche la catena del valore nel processo distributivo. Attualmente il denaro viene prima incassato da una libreria che, tramite la sua banca, versa a intervalli di tempo regolari la quota dovuta ai distributori e agli editori. Questi ultimi ogni anno conteggiano la quota dovuta agli autori e la accreditano sul loro conto. Con una gestione automatica delle transazioni questi passaggi potrebbero essere effettuati tutti nel medesimo istante.

Attualmente esistono diverse soluzioni per la gestione di diritti di autore in competizione tra loro. La più affermata è quella sviluppata dalla ContentGuard (http://www.contentguard.com/), una azienda del gruppo Xerox, che si basa su un linguaggio XML con cui sono codificati i certificati digitali (contenenti dati di identificazione e chiavi di decifrazione) scambiati tra i vari attori durante la complessa transazione che abbiamo descritto sopra. La ContentGuard ha pubblicato le specifiche di questo linguaggio, denominato Extensible Rights Management Language (XrML, http://www.xrml.org/), e ha stipulato accordi industriali con le maggiori aziende informatiche per lo sviluppo di sistemi DRM. Sia Microsoft sia Adobe, ad esempio, hanno basato i loro sistemi sulla tecnologia XrML di ContentGuard. Tuttavia la presenza di piattaforme DRM diverse e incompatibili rischierebbe di creare ostacoli alla crescita del mercato degli e-book e in generale dei contenuti digitali. Per evitare una possibile 'babele' sono stati avviati diversi tentativi di definire degli standard comuni. La più promettente vede coinvolti il gruppo di lavoro Electronic Book Exchange (EBX, http://www.ebx.com/) e l'OeBF.

Ma, al di là dei problemi tecnici e di standardizzazione, le attuali implementazioni della tecnologia DRM sollevano non poche perplessità, anche tra coloro che non sono fautori del no copyright nelle sue forme più radicali. Come abbiamo visto, il processo di acquisto di un oggetto digitale protetto (e-book, file MP3 o video digitale) è piuttosto complesso e paradossalmente impone dei vincoli che non esistono nei prodotti culturali tradizionali. Infatti, quando compriamo un libro nessuno ci vieta di prestarlo a un amico, o di leggerlo quando e dove vogliamo. Un file protetto con un sistema DRM, invece, è di norma accessibile solo su un numero ristretto di postazioni. Ad esempio - come si è accennato - i titoli distribuiti per il lettore Microsoft possono essere letti solo su otto distinte installazioni del programma, con le inevitabili conseguenze fastidiose che ne possono derivare. Viene da domandarsi se l'introduzione di tanti vincoli e difficoltà non possa finire per scoraggiare gli utenti finali, e in tal modo rallentare se non impedire lo sviluppo delle nuove tecnologie di distribuzione dei prodotti intellettuali e la crescita dei relativi mercati (e questo, di sicuro, non gioverebbe nemmeno ai colossi dell'editoria e dello spettacolo).

Per questo ci sembrano ragionevoli e tutto sommato condivisibili le proposte di adottare politiche distributive innovative che hanno già dimostrato la loro validità in settori come quello del software. Ci riferiamo alla distribuzione shareware (sperimentata ad esempio da Stephen King con il suo The Plant) che, accompagnata da una riduzione dei prezzi, potrebbe rivelarsi ideale per la letteratura scientifica e di nicchia. O a forme di vendita per abbonamento su collane, anche in questo caso con un controllo sul tetto dei prezzi, peraltro giustificato dall'azzeramento dei costi di riproduzione.

Proprio quello dei prezzi rappresenta in questo caso un fattore fondamentale. L'esperienza del software insegna infatti che la maggior parte degli utenti tende a preferire un prodotto originale e legale rispetto a uno copiato illegalmente (che - anche in rete - è comunque in genere più complesso reperire), a condizione che il prezzo praticato dal produttore o distributore del prodotto originale sia ragionevolmente contenuto. Una politica di prezzi artificialmente alti tende invece a impedire lo sviluppo del mercato, e costituisce un incentivo alla pirateria e alla diffusione di copie non autorizzate.

Qual è, allora, il 'giusto prezzo' per un libro elettronico? Evidentemente, si tratta di una valutazione che dipende dal numero di potenziali acquirenti. Ma a sua volta il numero di potenziali acquirenti dipende dai prezzi praticati. Individuare l'equilibrio migliore può essere complesso, e sicuramente i prezzi praticati inizialmente in questo settore - anche per coprire i costi di start-up - saranno più alti di quelli che potranno essere praticati fra qualche anno, in una situazione di mercato più matura. Tuttavia se i prezzi fossero troppo alti, troppo vicini a quelli dei libri su carta (che hanno costi ben maggiori di produzione e distribuzione), la crescita del mercato e-book e la percezione delle sue potenzialità da parte degli utenti e dello stesso mondo della produzione e distribuzione culturale ne risulterebbero gravemente ostacolate.

In ogni caso, anche per quei titoli che saranno venduti con formule tradizionali o con prezzi troppo elevati, ci auguriamo che prevalgano impostazioni meno restrittive nell'imposizione di vincoli alla fruizione: non vorremo vederci costretti, noi lettori forti, a trasformarci in 'hacker' impegnati a scardinare le assurde protezioni che ci separano dai nostri amati libri (elettronici).

Dove acquistare gli e-book

Ma, ammesso che si voglia affrontare il complesso processo di acquisto, dove è possibile reperire e-book? La distribuzione dei libri elettronici, come abbiamo già rilevato, è concentrata pressoché interamente su Internet. Tuttavia i produttori di dispositivi di lettura sia hardware sia software hanno adottato politiche distributive diverse. Nel corso della rassegna di questi strumenti abbiamo già fornito indicazioni caso per caso. In questo paragrafo ci limiteremo a fornire un quadro generale.

Gli e-book per i lettori Microsoft e Adobe sono venduti da diverse librerie on-line. In genere i titoli distribuiti in questi siti sono pubblicati da editori mainstream.

In particolare, Microsoft e Adobe hanno stabilito accordi preferenziali con le già ricordate Barnes&Noble.com (http://www.barnesandnoble.com/) e Amazon.com (http://www.amazon.com/). Da ricordare anche eBooks.com (http://www.ebooks.com/), una libreria on-line australiana specializzata nel settore tecnico e saggistico. Per quanto riguarda l'Italia, la Mondadori (http://ebook.mondadori.com/) ha iniziato a vendere on-line alcuni dei suoi titoli di maggior richiamo nel formato e-book della Microsoft; altri titoli sono disponibili sul sito Libuk (http://www.libuk.com/). Una raccolta organizzata di siti dedicati alla distribuzione e vendita di e-book è stata recentemente realizzata nell'ambito del sito della Fiera del libro di Torino, in occasione della Fiera 2003. L'indirizzo è http://ebook.fieralibro.net/, e l'elenco comprende una raccolta assai ampia di siti di case editrici e librerie specializzate in e-book, sia in Italia che all'estero. Una ricchissima fonte di e-book gratuiti per MS Reader è il già citato Electronic Text Center della University of Virginia (http://etext.lib.virginia.edu/ebooks) che distribuisce centinaia di titoli fuori diritti di ambito letterario, storico e filosofico in lingua inglese.

Ci sono poi le numerose esperienze di frontiera tra distribuzione ed editoria indipendente, che si rivolgono al vasto e variegato universo degli scrittori 'non professionisti'. Tra queste ricordiamo Alexandria Digital Library (http://www.alexlit.com/), BooksforABuck.com (http://www.booksforabuck.com/) e 1stBooks.com (http://www.1stbooks.com/), che pubblica sia letteratura sommersa sia titoli scientifici in formato elettronico e in formato cartaceo mediante un sistema di print-on-demand. Una segnalazione merita anche Octavo (http://www.octavo.com/), che produce e distribuisce edizioni elettroniche in formato PDF di libri rari, incunaboli e manoscritti. In Italia la Apogeo (http://www.apogeonline.it/), editrice assai attiva nel settore dei libri di argomento informatico e tecnologico, ha varato una collana di e-book in formato PDF.

Per quanto riguarda gli e-book destinati al mondo Palm, ricordiamo il sito Palm Digital Media (http://www.palmdigitalmedia.com/), che distribuisce titoli per il Palm Reader, e il ricchissimo Memoware (http://www.memoware.com/), che offre migliaia di e-book.

Naturalmente questa rassegna è tutt'altro che esaustiva. La quantità di librerie on-line, editrici indipendenti, editrici universitarie e singoli autori che si sono inseriti nel mercato e-book è veramente vasta. Chiudiamo perciò indicando alcuni dei siti che offrono informazioni e link su questa tecnologia. Oltre al sito dell'OeBF, molto utili sono anche Knowbetter (http://www.knowbetter.com/) e eBook.Ad (http://www.ebookad.com/), che ha realizzato anche una Web radio con interviste, notizie e commenti, e un motore di ricerca per individuare e-book su Internet. In lingua italiana segnaliamo Evolution Book (http://www.evolutionbook.com/), che - oltre a fornire informazioni - pubblica alcuni titoli di autori italiani non professionisti.

L'informazione on-line

Il rapporto che si è instaurato nel corso degli anni tra mondo dell'informazione e Internet ha avuto varie fasi. In un primo momento esso ha rispecchiato il paradigma ormai classico della dialettica tra 'atteggiamento apocalittico' e 'atteggiamento integrato', con netta prevalenza del primo tra gli operatori tradizionali dell'informazione. Così, mentre alcuni pionieri predicavano le magnifiche possibilità aperte da Internet per rinnovare il modo di fare informazione e di diffonderla, la maggioranza, al seguito di alcuni vecchi maître del giornalismo, si scagliava contro i rischi della immediatezza, della non verificabilità delle fonti, della confusione che avrebbe comportato l'uso del nuovo medium telematico.

In una seconda fase (intorno alla seconda metà del decennio scorso), di fronte alla esplosione del fenomeno Internet, e alla crescita degli utenti, si è passati a una repentina corsa alla frontiera digitale. Nella gran parte dei casi questa corsa è stata caratterizzata da una scarsa consapevolezza circa le caratteristiche intrinseche della rete e le attitudini culturali ed economiche predominanti tra i suoi utenti. Si è così assistito alla proliferazione dei siti giornalistici sulla rete, in gran parte ricalcati pedissequamente sui modelli comunicativi dei giornali tradizionali.

Come dicevamo, in parte questa corsa è stata indotta dal 'fenomeno Internet' in quanto tale: apparire sulla rete significava essere all'avanguardia, con un immediato ritorno d'immagine. Ma alcuni editori, vecchi e nuovi, hanno tentato di applicare alle rete i medesimi assetti commerciali del sistema dell'informazione tradizionale. La realtà, tuttavia, ha ben presto frustrato queste entusiastiche aspettative. Molte esperienze di giornali a pagamento tentate in quegli anni si sono concluse con un sostanziale fallimento: costi altissimi e proventi bassi o nulli (e si noti che ad andare incontro al fallimento sono state iniziative messe in cantiere da grandi gruppi editoriali).

Le ragioni del poco interesse mostrato dagli utenti verso queste iniziative sono molteplici. Certamente vi ha giocato un ruolo non secondario la scarsa ergonomia che ancora oggi caratterizza i dispositivi digitali. Probabilmente la generalizzazione della vendita on-line di beni immateriali come l'informazione è stata ostacolata dalla mancanza di mezzi di pagamento efficienti e non antieconomici per le microtransazioni. Ma assai più rilevante è stata la consuetudine alla gratuità delle risorse che è radicata tra gli utenti della rete. La maggior parte delle informazioni su Internet sono di libero accesso, e questo ha creato un orizzonte di aspettative difficilmente modificabile, se non in ambiti assai ristretti e specialistici. A riprova di ciò si deve ricordare che i pochi siti informativi che sono riusciti ad adottare modelli commerciali di vendita per abbonamento o, più raramente, per consultazione, sono quelli che si occupano di temi altamente specializzati come l'informazione economica e finanziaria.

Il fallimento delle aspettative di redditività immediata dei siti giornalistici ha aperto una nuova fase nel rapporto tra informazione e Internet, caratterizzata da una trasformazione sia dei modelli comunicativi sia dei modelli di business.

Per il primo aspetto, si è assistito a una profonda innovazione nel modo di fare informazione on-line. Dalla versione fotocopia del giornale cartaceo si è così passati a una comunicazione progettata direttamente per la rete, caratterizzata dalla forte modularizzazione dell'offerta informativa, dalla progressività del livello di approfondimento e dunque della lunghezza dei brani di informazione, dall'adozione di tecniche comunicative multimediali, dalla migliore utilizzazione di apparati interattivi e di coinvolgimento degli utenti come la posta elettronica e i forum sia asincroni sia, occasionalmente, in tempo reale.

Protagoniste di questa innovazione del linguaggio sono state anche le testate radiotelevisive, che in un primo momento sembravano tagliate fuori dalla rete. A fronte di siti informativi in cui il testo scritto è accompagnato solo da poche immagini statiche, si è così passati a siti in cui testo, parlato e immagini (statiche e in movimento) vengono integrate per mettere a disposizione dell'utente quantità enormi di informazione. Naturalmente l'integrazione sortisce i suoi effetti a condizione di fornire strumenti di navigazione e di selezione agili e amichevoli, elemento su cui si dovranno fare ulteriori passi in avanti. In alcuni casi i siti di carattere informativo si sono evoluti fino a divenire dei veri e propri centri di servizi avanzati per gli utenti, assumendo direttamente la forma di portali, o agendo in stretta connessione con uno di essi.

Dal punto di vista del modello di business, invece, dalla vendita on-line di informazione si è passati al servizio finanziato dalla cessione di spazi pubblicitari. Questo modello, a sua volta, basandosi come è noto sul numero di contatti che un sito riesce ad assicurarsi e che dunque può vendere ai committenti di inserzioni, ha spinto al miglioramento qualitativo dei siti, e alla qualificazione dei servizi offerti gratuitamente agli utenti.

La crisi della new economy, e soprattutto il drastico ridimensionamento della raccolta pubblicitaria on-line verificatosi negli ultimi anni, sta favorendo un ennesimo cambiamento di rotta, di cui si cominciano a vedere i primi segnali. Torna, infatti, il modello di business basato sulla vendita per abbonamento di servizi informativi di qualità, che questa volta si affianca a quello pubblicitario (un modello che caratterizza anche la politica di alcuni portali). Insomma, si tratta di convincere gli utenti che la qualità del servizio, che si può verificare negli spazi gratuiti, vale un modesto investimento monetario.

Una finestra su Internet per i giornali tradizionali

Il numero di testate giornalistiche disponibili on-line ammonta ormai a diverse migliaia. Si va dai grandi giornali di rilievo internazionale fino ai piccoli quotidiani locali, che trovano su Internet una utenza tipicamente comunitaria, limitata ma assai fedele e attenta. Per avere degli elenchi più o meno completi rimandiamo come di consueto ai cataloghi sistematici di risorse Web, nelle relative sezioni.

La maggior parte dei siti a carattere giornalistico sono la versione on-line di testate cartacee, e da esse ereditano spesso contenuti e struttura. In alcuni casi, tuttavia, soprattutto per i siti delle testate più importanti, la versione on-line si è evoluta fino ad assumere il carattere di una iniziativa editoriale autonoma (spesso dotata di una redazione specifica), secondo i caratteri che abbiamo delineato nel paragrafo precedente.

Da questo punto di vista si segnalano in modo particolare i servizi Web delle grandi testate giornalistiche statunitensi (ricordiamo che attualmente, negli Stati Uniti, si contano diverse migliaia di siti giornalistici), che sono senza dubbio tra le risorse Internet in assoluto più interessanti.

Uno dei migliori è il sito del «New York Times» (http://www.nytimes.com/), più volte premiato, che con l'aiuto di una grafica molto elegante e funzionale offre una notevole quantità di informazioni in tempo reale, articoli e commenti realizzati appositamente per la versione on-line o tratti dal quotidiano cartaceo, oltre a varie sezioni di approfondimento tematico, e una serie di pagine dedicate ai fatti 'locali' di New York. È disponibile anche un servizio di ricerca d'archivio.

Figura 108
Figura 108 La home page del sito del «New York Times»

Molto ben fatti sono anche i siti del «Washington Post» (http://www.washingtonpost.com/) e di «USA Today» (http://www.usatoday.com/).

Una menzione anche per i siti collegati a due noti quotidiani europei: quello dell'inglese «The Guardian» (http://www.guardian.co.uk/), che si è affermato in questi anni come uno dei più interessanti siti giornalistici 'di opinione', e quello del francese «Le Monde» (http://www.le monde.fr/), che offre contenuti gratuiti di ottimo livello e soprattutto, per il prezzo più che ragionevole di 5 euro al mese, una versione a pagamento davvero ricca di contenuti e servizi innovativi (inclusa la consultazione in tempo reale delle principali agenzie di stampa internazionali, una serie di newsletter, la consultazione del testo integrale e degli archivi del giornale su carta, e un interessante servizio di 'archivio personale' per conservare e organizzare articoli e informazioni).

Passando ai periodici, ricordiamo Time.com, il grande servizio on-line realizzato dal gruppo Time Warner. Si tratta di un sito molto articolato che contiene una sezione di notizie quotidiane, le pagine Web del magazine del gruppo, «Time», e una serie di altri servizi tematici, tra cui una sezione dedicata alle notizie internazionali più importanti. Della testata cartacea principale sono presenti una selezione degli articoli pubblicati nel numero corrente. Anche l'altro grande periodico americano, «Newsweek», ha un sito web di ottimo livello, intitolato Newsweek.com (http://www.newsweek.com/). Nata direttamente per la rete è invece Slate (http://www.slate.com/), rivista on-line realizzata dalla Microsoft. Dopo un tentativo (fallito) di vendere l'accesso per abbonamento, questo periodico è stato ristrutturato e messo a disposizione gratuitamente degli utenti, nell'ambito del portale MSN. Anche «Slate» ha una sezione di aggiornamenti quotidiani e una serie di articoli tematici a carattere informativo e culturale di ottimo livello.

Maggiore fortuna dal punto di vista della vendita a sottoscrizione hanno sempre avuto le grandi testate economiche internazionali. Il prestigioso «Wall Street Journal» (http://www.wsj.com/) richiede un abbonamento annuale di 79 dollari, che dà diritto a consultare l'edizione completa del quotidiano, aggiornamenti finanziari in tempo reale e una serie di servizi di banche dati.

Una politica di distribuzione per abbonamento è stata adottata anche dall'«Economist», che pure permette di accedere a una parte dei suoi articoli in modo gratuito (http://www.economist.com/). L'abbonamento consente anche di effettuare ricerche sull'archivio completo del giornale, una risorsa di grande livello per chi opera nel settore finanziario. Anche il londinese «Financial Times» ha una sua versione on-line che richiede un abbonamento annuale per essere consultata pienamente; i servizi gratuiti sono comunque molti e di buon livello, e comprendono le quotazioni in tempo reale dei maggiori indici borsistici del mondo (http://www.ft.com/). Tra i periodici economici, ricordiamo infine il sito di «Business Week» (http://www.businessweek.com/), molto completo e caratterizzato dalla stessa politica di distribuzione parte a pagamento e parte gratuita.

Per quanto riguarda l'Italia, superato un primo momento di diffidenza, quasi tutte le grandi testate nazionali hanno aperto un loro sito Web81. Tra i quotidiani, citando in ordine alfabetico, ne ricordiamo alcuni: «Avvenire», «Corriere della Sera», «Gazzetta dello Sport», «Il Foglio», «Il Giornale», «Il Giorno», «il manifesto», «Il Messaggero», «la Repubblica», «Il Sole 24 Ore», «La Stampa», «Il Tempo», «l'Unità» (che per un certo periodo è sopravvissuta solo in rete). Fra i periodici invece, oltre a testate specialistiche e di settore, troviamo riviste quali «L'Espresso», «Panorama», «Famiglia Cristiana», «Internazionale», «Diario», «Liberal». Per non riempire queste pagine con una interminabile lista di URL, abbiamo preferito evitare di fornire esplicitamente gli indirizzi di tutte le testate. Un ottimo e aggiornato repertorio delle pubblicazioni italiane presenti su Internet (tanto quotidiani e periodici di informazione quanto riviste di settore) è costituito dalla pagina 'L'edicola della Città Invisibile', all'indirizzo http://www.citinv.it/ info/ edicola.html; un altro strumento prezioso è il ricco database di giornali e riviste italiani e stranieri accessibile attraverso la sezione 'Edicola' del sito della Camera dei Deputati (http://www.camera.it/).

In diversi casi le edizioni telematiche dei giornali sono delle copie della versione cartacea, più o meno complete, spesso messe on-line con ritardo rispetto alla uscita in edicola. Ma in complesso dobbiamo dire che il livello qualitativo dei siti giornalistici italiani è molto migliorato negli ultimi anni, e non mancano esempi eccellenti come quelli della «Stampa», del «Corriere della Sera» (che mette a disposizione un servizio di ricerca d'archivio che risale fino al 1992), del «Foglio» (che come abbiamo già avuto occasione di ricordare è stato il primo sito giornalistico in Italia a integrare il particolare strumento rappresentato dai weblog) e di «Repubblica», il cui Repubblica.it (http://www.repubblica.it/), resta senza dubbio il migliore sito giornalistico italiano (e anche il più visitato).

Figura 109
Figura 109 La home page di Repubblica.it

Caratterizzatosi sin dall'inizio come un sito capace di sperimentare tendenze e modelli comunicativi innovativi, il sito della testata romana ha confermato questa sua vocazione a fare da esploratore nel territorio digitale: dalla primavera del 2002, infatti, una serie di servizi tra cui l'accesso alla versione on-line integrale del giornale sono accessibili solo per abbonamento (va detto tuttavia che l'insieme dei servizi offerti agli abbonati risulta nel complesso meno ricco di quello offerto ad esempio dal citato sito di «Le Monde»).

Molto ben fatto è anche il sito del «Sole 24 Ore» il quale, oltre alla sezione gratuita, rende accessibile on-line, su sottoscrizione, un prezioso servizio denominato 'Banche dati on-line' che, oltre all'archivio storico dei numeri del quotidiano, contiene anche molti periodici specializzati nel settore economico (http://www.ilsole24ore.it/). Una menzione a parte merita il sito de «Il Nuovo» (http://www.ilnuovo.it/): raro esempio di giornale nato in rete senza alle spalle un corrispettivo cartaceo, il sito ha offerto per un certo periodo un servizio di buona qualità, ma negli ultimi mesi, anche in seguito a un cambio di gestione rivelatosi non dei più felici, sembra aver perso molti dei suoi motivi di interesse (e dei suoi lettori).

Come le testate giornalistiche, anche molte agenzie di stampa hanno percepito la funzione innovativa di un canale di distribuzione come la rete. Ricordiamo gli esempi della «Reuters» (http://www.reuters.com/), che permette anche di scaricare un utile programmino in grado di aggiungere al desktop di Windows una striscia informativa con le notizie dell'agenzia aggiornate in tempo reale, e in Italia dell'«ANSA» (http://www.ansa.it/) e della «ADN Kronos» (http://www.adnkronos.it/).

Il discorso a questo riguardo richiederebbe un approfondimento che purtroppo esula dai limiti di spazio che ci sono concessi. Infatti l'entrata delle agenzie nel mercato della fornitura di informazioni direttamente al pubblico ne cambia la natura di fonti e modifica gli assetti tradizionali del sistema dell'informazione. Se a ciò si aggiunge la proliferazione di agenzie nate direttamente su Internet e in generale di fonti di informazione più o meno controllate che sulla rete trovano un canale di distribuzione globale a basso costo (basti pensare ai weblog), ci si rende conto della ricchezza di materiali informativi primari cui ciascun utente può accedere. Molti osservatori hanno temuto (e temono tuttora), o auspicato, che questa ricchissima offerta mettesse a repentaglio la funzione di mediazione esercitata dai giornalisti e dunque dai giornali tradizionali, decretandone a breve o medio termine la crisi definitiva. In effetti il successo dei portali giornalistici sembra smentire queste previsioni, e indicare come proprio il ruolo di mediazione che svolge il giornalista sia esaltato dalla proliferazione di fonti dirette, nella gran parte dei casi non controllabili, tra cui è assai difficile orientarsi. Ma, crediamo, non è solo il ruolo di guida in un universo disordinato e potenzialmente caotico a essere necessario; accanto a esso resta il tradizionale ruolo di opinion maker, di elaboratore di punti di vista. Ciò che cambia è il fatto che tali opinioni sempre più difficilmente potranno essere contrabbandate come fatti, e sempre meno quei fatti potranno distorcere, poiché i lettori saranno in molti casi in grado di verificarne le fonti, direttamente o attraverso la vera e propria 'rete di controllo' rappresentata da migliaia di weblog, di siti indipendenti, di forum di discussione, di comunità on-line.

Un'ultima segnalazione va fatta per un servizio che non è nato in rete, ma che su Internet ha raccolto un successo del tutto inatteso. Ci riferiamo al Televideo RAI, che dispone di un proprio sito all'indirizzo http://www.televideo.rai.it/. Possiamo dire per esperienza che poche fonti informative in rete, a livello internazionale, vantano la tempestività di aggiornamento del nostro Televideo, e l'enorme successo del sito testimonia l'interesse del pubblico per questo servizio.

I siti informativi di origine televisiva

Come abbiamo accennato, un ruolo molto importante nell'evoluzione dei servizi di diffusione dell'informazione on-line è stato giocato dai siti realizzati dalle testate giornalistiche radiotelevisive.

Arrivate su Internet con un certo ritardo rispetto alle testate cartacee, esse sono state in grado di recuperare rapidamente lo svantaggio accumulato: in parte grazie alla notevole disponibilità finanziaria, e in parte grazie alla attitudine delle redazioni radiotelevisive a lavorare in tempo reale, e dunque a sfruttare a pieno i vantaggi di immediatezza offerti dalla rete. Probabilmente ciò che ha sospinto i grandi network televisivi a esplorare il mondo della comunicazione in rete è stata la notevole evoluzione che si è registrata nel settore della distribuzione di audio e video in tempo reale su Internet grazie alla tecnologia dello streaming. Essa infatti ha reso possibile la diffusione via rete del prodotto specifico di una testata televisiva, le immagini video.

Chiaramente la prospettiva verso cui queste sperimentazioni si muovono è quella della Web Television, o del Webcasting ad alta qualità; un esempio recentissimo è rappresentato dai quattro canali in webcasting della rete televisiva statunitense ABC News (http://www.abcnews.com/), che hanno iniziato a trasmettere in occasione della guerra in Iraq e sono compresi all'interno del pacchetto a pagamento organizzato dalla Real (http://www.real.com/) e denominato Real Pass. Allo stato attuale, comunque, i siti realizzati da testate televisive si presentano come servizi di informazione non dissimili da quelli realizzati da giornali e periodici, con il valore aggiunto di una maggiore presenza di servizi audio e audio-video forniti in streaming.

Per citare alcuni esempi, ricordiamo l'ottimo servizio Web realizzato dal network all news per eccellenza, la CNN (http://www.cnn.com/), di cui esistono anche versioni localizzate in varie lingue e per varie aree geografiche. Si tratta di uno dei migliori siti di informazione presenti su Internet. Giovandosi della enorme rete di corrispondenti di cui il noto network dispone, esso fornisce notizie in tempo reale su ogni argomento e da ogni parte del mondo, alcune delle quali corredate da servizi in video o in solo audio. Tra i tanti servizi del sito, vi è anche un sistema di video on demand (recentemente divenuto a pagamento e compreso anch'esso in una versione del citato pacchetto Real Pass), che permette di ricevere filmati di archivio su vari temi, non necessariamente a carattere informativo ma anche di divulgazione tecnico-scientifica.

Naturalmente anche i grandi network statunitensi tradizionali (diffusi, cioè, via terra) hanno degli imponenti siti Web. Trattandosi di siti legati all'intero network, nelle loro home page trovano spazio i riferimenti all'intero palinsesto e non solo alle news. Tuttavia in genere gli spazi dedicati all'informazione sono sempre di buon livello.

Ma senza dubbio il migliore sito di un network televisivo è quello realizzato dal più antico e prestigioso network televisivo del mondo, la britannica BBC (http://www.bbc.co.uk/), la cui sezione dedicata alle informazioni, BBC news, altamente personalizzabile, è una delle migliori in assoluto e soprattutto, in ottemperanza allo spirito sovranazionale della BBC, è disponibile in diverse lingue tra cui l'arabo, il cinese e il giapponese.

Anche i network italiani hanno potenziato la loro presenza sulla rete. La RAI (http://www.rai.it/) ha realizzato (e più volte ristrutturato) un grande portale, intorno al quale gravitano i siti delle varie testate giornalistiche che forniscono dei buoni servizi di informazione, tra cui quello del canale tematico di informazione RAI News 24 (che in ambito televisivo viene diffuso su satellite digitale e, di notte, su RAI 3). Anche Mediaset ha tentato la strada del grande portale generalista, Jumpy (http://www.jumpy.it/), intorno al quale ruotano i siti delle varie reti e testate. Ma dopo un periodo di successo - legato soprattutto alla operazione 'Grande fratello', il noto format real-tv che tante polemiche suscita tra i commentatori, e a una intensa campagna pubblicitaria - il progetto, anche in virtù di non pochi sbagli nel posizionamento e nella qualità dei servizi offerti, è rientrato in un'area di mediocrità.

Riviste e periodici on-line

Un altro genere di siti editoriali presenti sulla rete è rappresentato dalle riviste e dai periodici on-line. Abbiamo già avuto modo di ricordare la presenza su Internet di alcuni grandi periodici di informazione politica e di costume. E non poche sono le testate di settore che hanno aperto un loro sito Web, in cui offrono in parte o del tutto i contenuti delle versioni cartacee, talvolta con lo scarto di un numero (per il panorama italiano rimandiamo alla già ricordata 'Edicola' del sito 'Città invisibile').

Ma forse di maggiore interesse è il fenomeno delle riviste nate direttamente per la rete, senza avere un loro corrispettivo cartaceo. A differenza di quanto avviene nel settore dell'informazione quotidiana, che impone dei costi notevoli e una struttura redazionale complessa, alla portata di imprese editoriali già consolidate, nell'ambito della stampa periodica la distribuzione on-line rappresenta una vera e propria nuova frontiera, aperta a chiunque abbia buone idee e volontà di sperimentare. Grazie all'abbattimento degli alti costi di produzione e distribuzione imposti dalla stampa cartacea, la rete può infatti dare voce a realtà sociali, politiche e culturali che avrebbero difficoltà a emergere nel panorama editoriale tradizionale. Tuttavia la crisi di questi ultimi anni non ha risparmiato nemmeno queste esperienze, e alcune delle testate che citavamo nella precedente edizione di questo manuale, anche di ottimo livello qualitativo, sono scomparse.

Figura 110
Figura 110 La pagina principale di «HotWired»

Ovviamente non tutte le riviste e i periodici sulla rete sono riconducibili a esperienze che potremmo latamente definire di 'autoproduzione'. Ad esempio, una delle pubblicazioni più note su World Wide Web, «HotWired» - cugina elettronica della famosa «Wired», il mensile per eccellenza della 'generazione digitale' -, dopo la grave crisi in cui è incorsa nel 2000 è ormai di proprietà di Terra Lycos. Il sito principale di «HotWired» è all'indirizzo http://www.hotwired.com/. Ma in realtà il servizio è un vero e proprio portale, articolato in una famiglia di siti che offrono articoli, interviste, notizie, racconti, consigli tecnici per gli sviluppatori di servizi on-line (nella notissima sezione 'Web Monkey'): insomma, tutto quello che può esserci di interessante intorno al campo delle nuove tecnologie e dei loro effetti sociali e culturali. Oltre alla qualità dei contenuti, le pagine di HotWired sono un esempio avanzatissimo di integrazione multimediale, con immagini, animazioni e contributi sonori, e la loro grafica, come quella della rivista cartacea, è divenuta un punto di riferimento nell'ambito della editoria on-line.

Un'altra rivista elettronica su Web di area nordamericana che è opportuno segnalare al lettore è «CTHEORY» (http://www.ctheory.net/). Ideata e diretta da Arthur Kroker, uno dei più celebri ideologi 'alternativi' del mondo digitale, e dalla moglie Marilouise, «CTHEORY» è la tribuna della sinistra radicale nell'ambito della cultura digitale. Seguendo l'impostazione del suo creatore, i saggi pubblicati su questo periodico trattano di teoria sociale, critica della tecnologia o meglio del suo uso capitalistico, e cultura underground. Gli articoli e le recensioni sono aggiornati con cadenza settimanale, ma sono elencati tutti in una medesima pagina Web. Un vero e proprio appuntamento imperdibile per chi si interessa delle trasformazioni socioculturali nell'era digitale.

Per venire a esperienze italiane, da menzionare quella del mensile «Golem - L'indispensabile» (http://www.enel.it/it/enel/magazine/golem/), un periodico on-line di attualità politica e culturale al quale collaborano firme di grande prestigio, a cominciare da Umberto Eco, Furio Colombo, Renato Mannheimer. Nato a inizio 1997, il progetto ha subito una battuta di arresto nel 1999 ma è stato rilanciato nel 2001 grazie alla sponsorizzazione dell'Enel. Il sito, a differenza delle esperienze americane che abbiamo citato, ha una grafica assai sobria, anche se molto curata; permette di accedere anche ai numeri passati della rivista, oltre che a una serie di forum. L'Enel sponsorizza anche la rivista di cultura scientifica «RES» (http://www.enel.it/it/enel/magazine/res), che offre contenuti divulgativi e approfondimenti di ottimo livello.

Molto interessante è anche l'esperienza di «Galileo» (http://www.galileonet.it/). Si tratta di una rivista fondata e gestita da un gruppo di giovani giornalisti formatisi alla scuola di giornalismo scientifico di Trieste, che rappresenta uno degli esempi più avanzati di divulgazione nel nostro paese, oltre che una esemplificazione paradigmatica delle possibilità che la rete offre a chi, pur senza disporre di ingenti finanziamenti, è in possesso di competenze e di spinta alla sperimentazione. Lo stesso potrebbe dirsi per la storica «Beta» (http://www.beta.it/), una rivista tecnica dedicata al mondo dell'informatica, che costituisce una vera e propria miniera di preziosi consigli sull'uso e sulla programmazione dei computer.

Per chi si interessa di cinema un punto di riferimento molto importante è «Tempi Moderni», una delle migliori pubblicazioni di settore presente in rete (http://www.tempimoderni.com/). In un sito graficamente molto bello i lettori possono trovare articoli monografici dedicati a singoli registi o tradizioni filmiche, insieme a rubriche di attualità e anteprime sulla produzione cinematografica del momento e su tutto quanto riguarda il mondo del cinema.

Un'altra storica rivista on-line italiana è «Delos», un vero e proprio periodico 'cult' per gli appassionati di fantascienza (http://www.delos.fantascienza.com/). Vi trovano spazio tutti gli aspetti di questo mondo, dalla produzione editoriale a quella cinematografica, dalla critica alla produzione creativa. Da notare che il sito offre anche la possibilità di scaricare una versione completa di ogni numero, da leggere comodamente off-line. Ricchissima è anche l'offerta di riviste letterarie, con una articolazione che va dai siti che pubblicano gli inediti di aspiranti scrittori a periodici di critica e analisi testuale più seri. In questo campo, ricordiamo «Katalibri» (http://www.kwlibri.kataweb.it/), rivista on-line dedicata al mondo dei libri e della cultura e collegata al portale Kataweb. Da segnalare anche l'esperienza di DADA (http://www.218ac.it/dadaasp/), un sito dedicato alla scrittura letteraria amatoriale che ha dato vita a «DadaMag», una vera e propria rivista letteraria on-line.

Un altro settore che può trarre un grande vantaggio dalla distribuzione telematica è l'editoria scientifica, ovvero tutte quelle pubblicazioni accademiche e specialistiche che si rivolgono a una utenza di ricercatori e studiosi. Internet, oltre a ridurre i costi, risolve problemi come la velocità di circolazione e la necessità di una diffusione più ampia possibile, particolarmente sentite in questo ambito editoriale. Per questa ragione un numero crescente di pubblicazioni specializzate, tra cui alcune delle più prestigiose riviste accademiche statunitensi, affianca edizioni elettroniche alle tradizionali versioni stampate. Elencarle tutte sarebbe impossibile, anche limitandosi a un singolo settore disciplinare.

Ci limiteremo a segnalare, dunque, un caso esemplare: quello di «Postmodern Culture» (titolo che viene spesso abbreviato nell'acronimo PMC), la prima rivista elettronica in assoluto (http://jefferson.village.virginia.edu/ pmc/). Fondata nel settembre del 1990, PMC è oggi una delle più autorevoli e seguite pubblicazioni di dibattito culturale, filosofico e artistico su Internet, e annovera tra i suoi collaboratori studiosi di primo piano, come John Unsworth, Stuart Moulthrup e Gregory Ulmer.

Non possiamo rendere conto in questa sede di tutti i temi che animano la rivista, ma la testata non lascia molti dubbi sul quadro di riferimento teorico: PMC è infatti un importante luogo di dibattito teorico sul postmoderno, nelle sue varie articolazioni (si va dalla critica letteraria e artistica fino alla analisi politica), con frequenti incursioni nel decostruzionismo. A questa impostazione si affianca una forte vocazione interdisciplinare, e una attenzione particolare ai fenomeni culturali legati alle nuove tecnologie. D'altra parte, molta della riflessione teorica sugli effetti sociali e culturali delle nuove tecnologie, specialmente negli Stati Uniti, proviene da ambienti postmodernisti e decostruzionisti, dove concetti come 'rete', 'comunicazione orizzontale', 'decentramento', 'testualità aperta', hanno un notevole successo.

Ma, indipendentemente dal giudizio che si attribuisce a tale orizzonte teorico, l'esperienza di PMC presenta aspetti di grande interesse. Da menzionare, ad esempio, l'uso intelligente delle possibilità comunicative offerte dall'ambiente multimediale e interattivo del Web, e la scelta di accogliere, accanto agli interventi saggistici di impianto tradizionale, sperimentazioni di scrittura creativa e di arte multimediale. La presenza tra i suoi curatori di Stuart Moulthrup, infatti, ne fa uno dei punti di riferimento dello 'sperimentalismo ipertestuale'.

Un ulteriore aspetto da segnalare è il rapporto interattivo con i lettori, che possono contribuire al dibattito sia inviando lettere (tramite la posta elettronica, ovviamente), sia proponendo contributi formali. La selezione dei contributi, come avviene nella maggior parte delle riviste scientifiche anglosassoni, si basa sul sistema di peer review. Un articolo proposto per la pubblicazione al comitato editoriale viene sottoposto al vaglio di alcuni esperti indipendenti. In base al giudizio di questi recensori il contributo viene accolto, scartato o rinviato all'autore perché lo revisioni ulteriormente. Ogni numero della rivista, inoltre, ospita una o più repliche o commenti agli interventi proposti nei numeri precedenti, a dimostrazione della vitalità del dibattito che la rivista riesce a suscitare.

A partire dal 1997, PMC è entrata a far parte del progetto MUSE realizzato dalla John Hopkins University Press (http://muse.jhu.edu/). Si tratta di un sito che, con la sottoscrizione di un abbonamento, permette di ricercare e consultare le edizioni elettroniche di molte prestigiose riviste di ambito umanistico (ricordiamo, tra le altre «The Henry James Review», «Imagine», «The Kennedy Institute of Ethics Journal», «Philosophy and Literature», «New Literary History»).

Anche in Italia esistono alcune riviste scientifiche nate esclusivamente sulla rete. Limitandoci al campo umanistico, segnaliamo la neonata «Griseldaonline», realizzata presso l'Università di Bologna (http://www.griseldaonline.it/), che ambisce a divenire un vero e proprio portale di letteratura. Si tratta di un progetto molto interessante che cura sia l'aspetto saggistico e critico, sia quello didattico. Da segnalare l'ottima sezione dedicata all'Informatica umanistica. Un altro progetto editoriale on-line molto interessante è «Reti Medievali» (http://www.retimedievali.it/). Si tratta di un vero e prorio portale dedicato agli studi di medievistica, che include (assieme a molti altri contenuti, fra i quali una sezione di e-book) una pubblicazione periodica denominata «RM Rivista». Quest'ultima, organizzata secondo una periodicità semestrale, è divisa in varie rubriche che offrono differenti tipologie di contenuti: ad esempio 'Interventi' contiene brevi saggi critici; 'Saggi' ospita testi scientifici dalla struttura tradizionale, che costituiscono un patrimonio originale della rivista; è presente anche una sezione 'Ipertesti' che cerca di sfruttare le potenzialità innovative della comunicazione on-line a fini saggistici e scientifici. Non mancano naturalmente sezioni per le bibliografie di settore, recensioni e informazioni sulle varie iniziative convegnistiche e seminariali. Un aspetto interessante di «RM» è il fatto che, grazie a un accordo tra Università di Firenze (che edita formalmente il periodico attraverso la propria University Press) e Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, questa rivista on-line viene certificata e archiviata, come un normale giornale scientifico, dalla biblioteca, che in tal modo ne garantisce l'autenticità, la preservazione e l'accessibilità a lungo termine.

Note

  1. (torna) In questo capitolo useremo il termine 'informazione' e i suoi derivati nel senso comune di insieme delle notizie e dei fatti rilevanti, o di apparato dei media deputato alla loro diffusione sociale, e non nel senso astratto e tecnico proprio della teoria dell'informazione adottato (pur se in maniera talvolta non rigorosa) nel resto del libro.
  2. (torna) Basti pensare alle opere ipertestuali pubblicate da editori specializzati come Voyager e Eastgate, o alle numerose edizioni di antologie letterarie come quelle realizzate in Italia da Zanichelli, con la LIZ, ed Einaudi, con la Letteratura Italiana Einaudi su CD-Rom.
  3. (torna) A Framework for the Epublishing Ecology, draft version 0.78, 25 settembre 2000: http://www.openebook.org/ framework/.
  4. (torna) Si noti che l'aggettivo 'letteraria', in questa definizione assume l'accezione universale di opera dell'ingegno espressa come testo verbale, e non si riferisce esclusivamente a opere letterarie in quanto oggetti estetici (romanzo, poema, testo drammatico) distinti dai testi saggistici, scientifici e così via. La determinazione di 'opera monografica' differenzia un e-book vero e proprio dalla versione elettronica di una pubblicazione periodica, per indicare la quale si tende ad adottare il termine e-journal (periodico elettronico). L'uso del più generico e-publication (pubblicazione elettronica) è stato suggerito al fine di riferirsi a opere di qualsiasi genere pubblicate in formato digitale.
  5. (torna) Per una analisi critica dei significati del termine e-book e un approfondimento di queste tematiche rimandiamo a G. Roncaglia, Libri elettronici - problemi e prospettive, in «Bollettino AIB», n. 4/2001, pp. 7-37.
  6. (torna) Internet, ad esempio, non avrebbe potuto svilupparsi se non si fosse provveduto a definire degli standard comuni di interazione tra i computer come i protocolli TCP/IP. E, per venire a un esempio più vicino al nostro tema, il Web sarebbe stato una curiosità destinata a una ristretta comunità scientifica, se non si fosse adottato uno standard comune (e piuttosto semplice) per codificare i documenti che vi venivano immessi, il ben noto HyperText Markup Language.
  7. (torna) Si veda al riguardo la documentazione disponibile sul sito http://dublincore.org/.
  8. (torna) Si dice 'proprietario' ogni formato, o più in generale ogni tecnologia legata agli strumenti software e hardware di un singolo produttore. Ad esempio il formato Microsoft Word è un formato proprietario.
  9. (torna) Maggiori informazioni sul concetto di sub-pixel font rendering - che abbiamo qui presentato in maniera estremamente sintetica, a scapito della precisione - possono essere reperite nell'eccellente sito dedicato a questo tema dalla Gibson Research Corporation: (http://grc.com/cleartype.htm).
  10. (torna) Oltre a quelli offerti gratuitamente dalla stessa Microsoft, che permettono la realizzazione di e-book a partire da file Microsoft Word, si segnalano in particolare i programmi offerti dalla società Overdrive (http://www.overdrive.com/), che offre anche la possibilità di produrre e-book attraverso una semplice interfaccia Web, all'indirizzo http://www.ebookexpress.com/. In particolare, il programma Overdrive ReaderWorks consente di realizzare e-book per Microsoft Reader partendo da un pacchetto OEB.
  11. (torna) Nella versione precedente del programma, la 1.5, il limite era ancora più serio, dato che le attivazioni possibili erano solo due. La versione 2.0 permetteva inizialmente quattro attivazioni, poi portate a otto dalla Microsoft. Ma il problema, ovviamente, è di principio.
  12. (torna) La strategia Microsoft sembra invece al momento quella di differenziare gli strumenti di lettura riservati agli e-book da quelli utilizzati per scaricare e leggere contenuti relativi alle news e all'attualità. Quest'ultimo settore resta infatti appannaggio delle versioni 'portatili' di Internet Explorer, magari affiancate da un software specifico come il fortunato AvantGo (http://www.avantgo.com/).
  13. (torna) Il termine e-document è spesso utilizzato con riferimento a due tipologie di contenuti elettronici delle quali con il miglioramento delle caratteristiche ergonomiche dei dispositivi di lettura è prevedibile una notevole diffusione: i documenti prodotti direttamente dall'utente, magari attraverso assemblaggi autonomi di contenuti reperiti in rete (come si è visto, è questo il senso al quale sembra fare in primo luogo riferimento Mobipocket), e report, relazioni, ricerche o articoli di un certo respiro - pur se di dimensioni non paragonabili a quelle di un libro vero e proprio - realizzati e venduti da istituti di ricerca, società di consulenza, e simili. Quest'ultima categoria potrebbe rivelarsi un mercato particolarmente redditizio; ne è testimonianza la sezione e-Documents del sito Amazon, completa di una FAQ nella quale gli e-Documents sono esplicitamente differenziati dai libri elettronici: http://www.amazon.com/ exec/ obidos/ tg/ feature/-/ 180386/ 103-4888998-1539046.
  14. (torna) In particolare, Adobe ha recentemente introdotto il cosiddetto tagged PDF, o PDF marcato. Tale tecnologia costituisce un'applicazione dell'eXtensible Metadata Platform (XMP), uno standard sviluppato da Adobe che si basa sul Resource Description Format (RDF) elaborato dal W3C (cfr. www.w3.org/RDF/) e sulla sintassi XML per proporre un insieme unitario di convenzioni per l'associazione di metadati a qualunque tipo di file binario. In sostanza, al file viene applicato una sorta di 'involucro' editabile di metadati, predisposto rispettando convenzioni definite in maniera rigorosa e standardizzata. Uno dei tredici core schemas proposti per XMP è specificamente dedicato ai metadati Dublin Core. XMP è già utilizzato da diversi prodotti Adobe, fra i quali Acrobat 6.0 e Illustrator 10, e con l'obiettivo di diffonderne l'uso la società statunitense distribuisce con licenza open source uno specifico kit di sviluppo. Maggiori informazioni alla pagina http://partners.adobe.com/ asn/ developer/ xmp/.
  15. (torna) Ma sono disponibili anche altri software in grado di interpretare questo formato: ad esempio è possibile usare GhostScript con il modulo di interfaccia GSview, un noto interprete del linguaggio PostScript distribuito come freeware nell'ambito del progetto GNU (http://www.cs.wisc.edu/~ghost/).
  16. (torna) In realtà, come mostra anche la loro semplice analisi lessicale, il concetto di diritto d'autore e quello di copyright - pur se ovviamente interconnessi - non sono affatto coincidenti. Nel primo caso, l'accento è posto sul diritto dell'autore di un'opera dell'ingegno di veder riconosciuti la paternità intellettuale e il diritto di sfruttamento economico dell'opera prodotta; nel secondo, l'accento è posto sulla salvaguardia delle 'edizioni autorizzate' dell'opera dalla riproduzione non autorizzata. Tuttavia, per gli scopi ovviamente limitati e non tecnici della nostra trattazione, non è indispensabile entrare nelle sottili distinzioni che caratterizzano questa materia, e i due concetti di diritto d'autore e di copyright sono suscettibili di un'analisi comune.
  17. (torna) Anzi, si deve dire che il primo quotidiano in assoluto ad aver avuto un'edizione elettronica completa è stato proprio una testata italiana, l'«Unione Sarda» (http://www.unionesarda.it/), presente in rete sin dal 1994.
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manuale per l'uso della Rete
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